Modellismo alla buona

SM82 Marsupiale 1/72 Italeri - FINITO -

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view post Posted on 2/1/2019, 12:38
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Tale kit mi è rimasto attaccato alle mani qualche mese fa a Mantova, mentre stavo comprando dei colori.
Ho seguito l'istinto (tale aereo mi è sempre piaciuto) ed adesso lo metto in cantiere:

TGPkJXh

Edited by cast0260 - 2/3/2019, 12:48
 
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view post Posted on 2/1/2019, 15:01
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Un velivolo della Regia realizzato dal grande Leo è qualcosa da seguire con devota attenzione :110_up.gif:
 
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view post Posted on 2/1/2019, 16:51
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Si prospetta un lavorone!!!Seguo Seguo Seguo
 
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view post Posted on 2/1/2019, 17:37
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Gran bel bestione.....!!!!! Seguo....
 
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view post Posted on 2/1/2019, 21:05
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Il primo esame è molto positivo:

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Il velivolo reale non ha bisogno di essere presentato.
Ricordo solo questa testimonianza:

RICORDI DI UN PROTAGONISTA

di Fulvio Setti MOVM



Tenente Pilota di Complemento, richiamato, ho fatto tutta la guerra sull'«82», salvo qualche raro eccezionale volo sull'S.79 e sull'S.81. Per noi che ci vivevamo sopra, per i combattenti, per tutti, non era l'S.M.82 trimotore da trasporto della Savoia Marchetti, ma semplicemente « l'82 »; era un tratto confidenziale, amichevole che potevamo prenderci; e lui non se ne offendeva, anzi, ci teneva e ne era orgoglioso. L'82 era il classico gigante buono; 30 metri di apertura d'ali, 22 metri di lunghezza, con il pilota, piccolo piccolo, nei suoi confronti, seduto a 6 metri da terra. Il pilota poi che fosse anche stato di bassa statura, come il nostro Nicola, doveva per forza

armarsi di tanti cuscini per poter emergere, appena appena, con gli occhi dal finestrino, come da una trincea. Era buono, potente, fortissimo, non ha mai tradito il suo equipaggio; sopportava certe sventole della caccia avversaria o dell'artiglieria antiaerea che sembrava, a vederlo al rientro dai suoi voli, quasi sempre strani e strampalati, impossibile che in quelle condizioni avesse potuto volare fino a casa. Era buono: e alle prime luci dell'alba, in lunga fila, ciondoloni, carico sempre oltre il consentito, quando si avviava alla partenza per voli di 8-10-12 ore, fra andata e ritorno, dal continente all'Africa; al massimo brontolava, per lui e l'equipaggio non c'era neanche il caffè (i cucinieri dell'aeroporto si alzavano alla sveglia e per lui la sveglia non era quella data con la tromba ma dal sorgere del sole) poi, fino a notte, il programma era: tirare, arrivare, scaricare (in fretta) e ripartire per l'Italia che sembrava di là dal mare così lontana: da Tobruck, da Marsa Matruck, da Fuka, con le ore di luce contate, e la benzina sempre misurata e scarsa.



Per il carico «l'82» non aveva problemi, era, è vero, disciplinarmente soggetto all'autorità dei nostri ingegneri che gli avevano assegnato un carico utile massimo di 70 q.li. Da Atene per Tobruck (e l'aeroporto Tatoi era corto ed infelice) il decollo, per un vento costante in zona, era con vento in coda quindi pericoloso o con vento favorevole ma in salita e verso le colline. L'82 in queste condizioni partiva con 85 q.li di carico utile (molto più di quello ammesso) e non era sempre pilotato dagli assi dell'aviazione civile ma anche, spesso, da noi di complemento, richiamati. Qualche anno fa, per una visita di cortesia agli aviatori greci della riserva, ho rivisto Tatoi che è ora l'aeroporto dell'accademia aeronautica greca; è sempre uguale, stesse difficoltà, in fondo al campo dalla parte in discesa verso Atene c'è ancora la piccola costruzione in muratura, forse un ovile, che ci dava tanto fastidio nella fase del famoso decollo, a pochi metri da terra.
«L'82» che si vantava di avere da giovane (nel 1939) battuto due records mondiali prestigiosissimi, quali la durata, (quasi 70 ore di volo) e la distanza circa 13.000 Km; anche in guerra e in ben altre condizioni di salute, era pronto a ripetersi e da Zula ma con un pilota come Gigi Balletti, tuttora vivo e vegeto, solo che ha dimenticato gli amici, partì dalla battigia, in riva all'oceano Indiano, con 105 q.li di carico utile; molto al disopra del suo stesso peso che si aggirava sui 90-95 q.li a seconda della serie.

Sul modo di pilotarlo non intendeva ragioni, aveva le sue esigenze che bisognava rispettare assolutamente; era severissimo ma con chi eseguiva le manovre d'obbligo per lui, ritornava docile, sicuro e partiva e atterrava dappertutto. In atterraggio per fare uscire le alette di sostentamento era necessaria una certa manovra, contro istinto, che lui esigeva e che non si poteva inventare, occorrevano i suggerimenti dei grandi maestri, che noi avevamo, dopo di che, quando era impostato a modo suo, tutto procedeva alla perfezione ed era una delizia portarlo sul campo delicatamente sulle ruote, leggero leggero, specialmente quando il carico era di nostri soldati che rientravano feriti, gravissimi, che non si potevano ulteriormente far soffrire con dei sobbalzi; e lui capiva queste cose. In decollo con il vento di fianco a soffiare sull'enorme timone e con carichi spesso mal distribuiti, l'82 si rifiutava di decollare e piantava delle imbardate furiose; però con un trucchetto che a lui piaceva, e che avevamo ereditato dai vecchi idrovolantisti: volantino dalla parte dell'imbardata, delicatamente, dosato bene per non mettere l'ala a terra, filava via dritto e sicuro fra la meraviglia di tutti, e specialmente di chi l'aveva un attimo prima sdraiato malamente in mezzo al campo. Quando le cose andavano bene per le nostre armi, era sempre allegro, volava a pelo d'acqua, senza preoccuparsi della lunga scia che lasciava sul mare; faceva paura alle tartarughe marine a galla a prendere il sole e gli capitava spesso che in pieno Mediterraneo gli arrivasse alle spalle un altro «82» a fargli picchietto sull'ala, (come fanno i bambini), ala su ala, fra la curiosità non del tutto tranquilla dei militari trasportati. Baldo Secco Snardo nei voli d'obbligo per ambientarsi con il reparto, nuovo per lui, volava con me e nei suoi turni di riposo dal pilotaggio (di solito facevamo un ora per uno ai comandi) suonava il «banjo» e cantava, e l'82 partecipava al concerto con la sua potente ed intonata ritmica voce.



Ho litigato con l'82 una volta, mi insultò ed aveva ragione. Rientrando da Derna ad Atene con dei motori che non ne potevano più, in pieno Mediterraneo, saltò prima il motore centrale poi cominciò a fare i capricci il laterale destro che resse appena appena e solo per le continue premurose attenzioni del Tarsi, il mio bravo motorista. Quelli sono momenti in cui è di decisiva importanza l'affiatamento di tutto l'equipaggio e la conoscenza perfetta, quasi fraterna, della macchina.



Leggeri, sui comandi, è ridicolo dirlo ma all'82 si parlava, ci si raccomandava: «buono, vecchio mio, ancora un poco, tieni duro, non abbiamo nulla da gettare per alleggerirti» (avevo avuto la precauzione di non imbarcare carico per il rientro); e con la radio in discordia con la base navale di Suda a Creta che pretendeva, mentre precipitavamo, di farci passare al largo, siamo giunti con uno sforzo supremo del bravo 82 su un aeroportino in riva al mare a Rethimnonn sulla costa nord di Creta. Povero «82» ce l'aveva messa tutta. A terra al controllo aveva il centrale completamento fuso, ed il laterale che con le aste dei bilancieri fuoriuscite, aveva addirittura deformato la carenatura, ma i piedi a terra, sani e salvi, li avevamo messi.
 
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view post Posted on 2/1/2019, 23:41
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Bel soggetto, anch'io ne ho accattato uno a Ferrara tempo fa. Buon lavoro ST.

:) :) :)
 
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view post Posted on 3/1/2019, 00:00
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Bella lettura, grazie :)
 
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view post Posted on 3/1/2019, 00:25
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Ciao ST, il fit sembra molto buono, seguo! :110_up.gif:
Ciao.


Scattergun
 
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view post Posted on 3/1/2019, 00:36
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:cry: è passato anche da casa mia.... :cry: :cry:
Seguirò mestamente... :(
 
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view post Posted on 3/1/2019, 00:54
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Partiamo con una spruzzata di verde anticorrosione:

W4lo5pv

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view post Posted on 3/1/2019, 01:53
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view post Posted on 3/1/2019, 02:09
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Bellissimo! :wub:
 
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view post Posted on 3/1/2019, 06:45
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Bel modello ma soprattutto è molto bello ricordare la figura di Fulvio Setti, un eroe modesto.
Per coloro che fossero appassionati di storia e volessero fare una bella gita enogastronomica vi segnalo un piccolo museo ma ben curato a Montese provincia di Modena.

www.lineagoticamontese.eu/

È dedicato alle vicende della linea gotica ma in particolare al corpo di spedizione brasiliano che vi operò e alla 10th Mountain Division americana che intervenne sempre in zona.

Soprattutto però vi sono i cimeli di Fulvio Setti.

Detto questo ringrazio il torchio e mi appresto a seguire con grande interesse.
 
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view post Posted on 3/1/2019, 09:40
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Bel velivolo si, e spesso ho notato in questi aerei italiani la mimesi complessa...( almeno per me sarebbe da incubo...) ma non credo altrettanto per te... :P

Ciao.
Marino
 
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view post Posted on 3/1/2019, 12:57
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CITAZIONE (Supertorchio @ 3/1/2019, 00:54) 
Partiamo con una spruzzata di verde anticorrosione:

Perché? Hai documentazione in tal senso?
 
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