Modellismo alla buona

come realizzare basi per diorami con il...das....., senza pretese di insegnamento

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Supertorchio
view post Posted on 15/11/2011, 13:22 by: Supertorchio
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non è ancora terminato..... (nelle prossime sere)


Tratto da TSAR BOMBA


30 novembre 1944, tre chilometri a nord di auswithz.
La fredda luce del sole del mattino dominava il cupo e nebbioso paesaggio della landa desolata.
Il silenzio del bosco dominava incontrastato, distesi ai bordi di una strada sterrata vi erano due uomini vestiti con la tipica uniforme nera dei carristi della Wermach. Uno dei due scrutava con un binocolo la radura sottostante mentre l’altro scrutava il paesaggio collinare attorno ad essa.
L’uomo con il binocolo stava osservando il piccolo Storch, distante circa 300 metri, che sostava nei pressi di una delle estremità del campo. Poco lontano, verso l’estremità boscosa, un uomo con un lungo cappotto in pelle nera, un Colonnello della Luftwaffe, camminava lentamente studiando il terreno battendo ogni tanto il tacco dello stivale per saggiarne la consistenza.
“la zona sembra pulita” disse il caporale Otto Jhar al Sergente Maggiore che stringeva il binocolo:
“Bene, io vado da lui, tenetevi pronti al mio ritorno” rispose Klaush Swhartz, soprannominato “Cincio” dai suoi camerati. Detto questo si alzò e si incamminò verso la radura aggiustandosi il basco nero e mettendosi a tracolla il suo MP40. Non molto alto ma di aspetto massiccio, mento volitivo che dominava uno sguardo spesso truce, veterano fin dall’invasione della Polonia, aveva combattuto su quasi tutti i fronti dell’asse guadagnandosi una reputazione quasi pari a quella di Whitmann, asso dei carristi, anche se la propaganda nazista non lo aveva messo in luce a causa del suo aperto dissenso verso il regime. Prima della guerra aveva avviato una promettente carriera come corridore motociclistico, stroncata purtroppo dal precipitare degli eventi bellici.
Avvicinandosi all’ufficiale, che gli voltava le spalle, assunse un passo più deciso e marziale. Gli piaceva lavorare per quel Barone, significava denaro, molto denaro che sarebbe stato utile alla fine della guerra.
Giunto a pochi passi dall’ufficiale si fermò battendo svogliatamente i tacchi:
“E’ un piacere reincontrala Herr Oberst”
“è in ritardo Sergente Maggiore” rispose asciutto Von Torchien voltandosi arcigno “è un ora che aspetto”
“mi scusi Herr Oberst, ma ho incontrato alcune difficoltà a sganciarmi dalla colonna simulando un guasto”
“non mi interessa sergente, la pago profumatamente per eseguire le mie disposizioni e non fare domande ma non tollero giustifiche”
Cincio si sentì ribollire il sangue ma si trattenne, ben sapendo che non gli conveniva mettersi contro il Barone, un giorno, forse, avrebbe pareggiato i conti.
“Cosa devo fare per lei Herr Oberst?”
“questa radura mi serve, è abbastanza dura e regolare” Cincio non fece domande, non gli importava cosa avesse in mente Von Torchien, anche se sapeva che contrabbandava opere d’arte ed altre cose. Lui concordava sempre un lauto compenso fisso. Il barone continuò:
“è abbastanza lunga ma ci sono questi alberi che mi potrebbero ostacolare” indicò un gruppo di una dozzina di conifere alte almeno una decina di metri e piuttosto massicce.
“puoi abbatterle?”
Cincio studiò le grosse piante: “un paio di cannonate con il mio 88 e non rimarrà più nulla”
“niente cannone, siamo troppo vicini al campo di Auswich, le guardie si insospettirebbero a sentire sparare in questa zona, devi usare il carro”
“Mi ha preso per un’impresa edile di demolizione, Barone?” rispose Cincio con tono alterato.
“pensi di non riuscirci?”
“Posso farlo benissimo”
“Ed allora fallo e basta, muoviti”.
Cincio si voltò bruscamente incamminandosi, vistosamente adirato, verso il punto da dove era venuto. Risalito la china passò a fianco del caporale Jar che lo attendeva: “andiamo Otto! Abbiamo un lavoro da fare”
“cosa dobbiamo fare questa volta per quel pazzo?”
“i boscaioli” rispose cincio
“I cosa?” rispose allibito il caporale seguendolo.
I due uomini si avvicinarono velocemente alla mostruosa sagoma scura, ferma sulla carreggiata, che si ergeva davanti a loro. Cincio percorse lo sguardo sul lunghissimo e micidiale cannone Rheinmetal 88 L71 che sporgeva dalla enorme massiccia torretta che sormontava il gigantesco carro da 70 tonnellate. Un Poderoso Panzerkampfwagen VI Ausf. B KingTiger.



“Me la sbrigo io, scendete tutti! Otto! Avviamo con il il volano!”
Prontamente gli altri tre uomini dell’equipaggio scesero dal carro, uno di loro, il radio-mitragliere Fritz, aiutò Otto Jar ad estrarre la grossa manovella per l’avviamento senza l’ausilio del motorino elettrico dal suo alloggiamento, velocemente la infilarono nell’orifizio presente sul retro del carro, Otto armeggiò coi i comandi di avviamento esterni mentre Cincio aprì il cofano motore ed infilò una mano tra i due enormi carburatori che si ergevano sopra il motore, svitò completamente una ghiera del dispositivo governor di protezione che limitava i giri, portandola a fondo corsa:
“Avviamento!” urlò, Otto e Fritz , uno opposto all’altro, cominciarono a girare la grande manovella spingendo con forza, prima molto lentamente, la manovella prese a girare, accompagnata dal suono crescente dell’ululato del volano d’avviamento che prendeva velocità, quel rumore crescente era il terrore dei soldati nemici perché il sentirlo significava un’imminente attacco di quei mostri meccanici estremamente letali. La manovella si muoveva oramai velocemente sotto la spinta dei due ansimanti soldati e l’urlo acuto del volano faceva accapponare la pelle: “Via!” Urlò Otto, prontamente lasciò andare la manovella assieme a fritz, mentre quest’ultimo si allontanava arretrando Otto si chinò dietro il carro e tirò la leva che collegava il volano al motore.
Dopo qualche giro a vuoto, con due lunghe sbuffate di fumo nero, il poderoso Maybach HL230 prese vita con un profondo e cupo ruggito a bassa tonalità.
Cincio chiuse il cofano motore e si diresse verso la parte anteriore del carro, verso il portello del posto guida, si infilò e si accomodò regolando il sedile alla massima altezza per poter sporgere la testa oltre il portello, accelerò sgasando il motore che prontamente rispose eruttando due lunghe lingue di fuoco e fumo nero dagli scarichi, premette la frizione e spostò il selettore sulla prima delle otto marce disponibili, mollò la frizione accelerando, la massa del carro prese vita e lentamente si mosse lungo la strada sterrata, percorso una ventina di metri, Cincio inserì la seconda e contemporaneamente ruotò a sinistra lo sterzo idraulico, il Kingtiger si diresse verso il ciglio discendente della strada ed inclinandosi maestosamente con un gran fragore di cingoli prese a discendere il crinale raggiungendo la radura, verso agli alberi indicati da Von Torchien.
Il Barone avvertì chiaramente il suolo vibrare attraverso gli stivali man mano che il pesante carro si avvicinava rombando e sferragliando rumorosamente, sembrava un mostro uscito direttamente dall’inferno e poteva capire la tremenda paura che incuteva ai soldati nemici che lo dovevano affrontare.



Giunto ad una decina di metri dal primo albero il carro si arrestò, Cincio abbassò il sedile, chiuse il portello superiore e agì sulla leva che azionava la rotazione della torretta dal posto guida.
In una trentina di secondi la torretta ruotò di 180 gradi portando il cannone a puntare il retro, così facendo lo avrebbe protetto. Frattando gli uomini dell’equipaggio avevano raggiunto il Barone a piedi, affiancandolo dopo un abitudinario saluto militare ai superiori.
Il KingTiger era dotato di un motore Maybach HL230 a benzina dalla potenza di 700 cavalli a 3mila giri, generalmente veniva regolato per fornire 600 cavalli tramite la limitazione del governor per poterne aumentare l’affidabilità e la durata, poiché la fornitura di oli e benzine di qualità si era spaventosamente ridotto negli ultimi mesi. Cincio però riusciva a procurarsi sempre i lubrificanti e le benzine migliori, prelevandole dai veicoli alleati che riusciva a catturare, essendo un meccanico esperto, curava personalmente la messa a punto del suo carro, nonostante fosse il capocarro, spesso nei trasferimenti conduceva il carro personalmente, al posto del caporale Otto Jarh, che era il pilota ufficiale.
La messa a punto del suo carro era praticamente perfetta, facendone uno dei carri più affidabili del suo reggimento; inoltre era pure il più potente e veloce grazie alle benzine alleate, oltre a qualche piccola modifica, non autorizzata, al sistema di alimentazione.
Perfino la trasmissione, notoriamente la parte debole della meccanica, era riuscito ad irrobustire modificando le frizioni di innesto, rimaneva comunque delicata e intollerante agli strapazzi.
Di questa ultima cosa Cincio era veramente preoccupato, data la natura del “lavoro” per il barone.
Inserito il primo rapporto, Il Sergente Maggiore partì lentamente puntando il muso verso il primo albero leggermente isolato dagli altri, il carro si muoveva a tre chilometri l’ora con il motore a 1600 giri, giunto contro il tronco Cincio accelerò leggermente, l’albero alto una decina di metri scricchiolo acutamente mentre si inclinava con decisione facendo affiorare le radici ed il terriccio fino a cadere con uno fragore secco di rami spezzati.
Il primo era stato facile.


 
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